LA GESTIONE DELL’INCERTEZZA - webinar + handout

LA GESTIONE DELL’INCERTEZZA - webinar + handout

Per questo webinar abbiamo pensato a un lavoro a più voci che ci offrisse l’opportunità di esplorare il tema dell’incertezza su più dimensioni, intrecciate e in dialogo, ma anche distinte. Speriamo che questo excursus vi offra spunti di riflessione ma anche idee su come navigare concretamente questa fase di incertezza.


Ecco il link alla registrazione della sessione e di seguito anche i nostri appunti.


La Mission come faro per mantenere la rotta - Paolo

Soprattutto in questo periodo l’aver investito tempo e cuore nel definire una mission che rappresentasse autenticamente l’essenza del nostro progetto professionale ci ha ripagato.

Ci ha ripagato:

  1. ricordandoci quale sia la nostra visione: quella di una BCorp, ovvero il voler vivere il business come opportunità per avere un impatto sulle persone, sulla comunità e sull’ambiente

  1. non facendoci mai perdere di vista i nostri obiettivi di lungo termine e dandoci i criteri per prendere le decisioni strategiche in coerenza col nostro progetto

  1. aiutandoci a ripensare il breve termine permettendoci di cogliere le opportunità che si sono presentate e a non dipendere da progetti messi in stand by per via delle contingenze

Ma cosa ha fatto sì che la nostra mission funzionasse così bene?

Come detto, in primis, è il frutto di un lavoro che ci ha coinvolti in prima persona come soci; non si tratta di un prodotto di marketing o comunicazione ma dell’intima espressione di quello che da il senso al nostro essere professioniste e professionisti.

Inoltre vi sono degli aspetti “strutturali” che rendono la formulazione particolarmente efficace; vediamoli.

La nostra mission è “Making People Make a Difference” “far fare la differenza alle persone”.

Come potete vedere parla dell’obiettivo e del destinatario del nostro intervento, non si sofferma sulla specifica natura del nostro servizio. Questo vuol dire che il fatto che cambi la modalità o la tecnica attraverso cui realizziamo la nostra missione, il nostro scopo, questo non mette in discussione la nostra identità. Un secondo elemento è il fatto che la nostra missione si lega implicitamente alle contingenze e agli obiettivi che attraversano e motivano i destinatari, i clienti, ovvero le persone con cui lavoriamo. Infine, il fatto che parliamo di persone e non di “clienti” sintetizza e chiarisce la nostra visione.

Intesa e strutturata in questo modo, la Mission è l’elemento più stabile, il cardine, il faro appunto, che garantisce continuità e al tempo stesso flessibilità allo studio.

Vi rimando alla registrazione per la metafora sulla navigazione che ho “rubato” al mio socio Davide.



Relazioni e routine - Monica

In momenti di incertezza a più livelli può essere utile cercare dei punti fermi. Personalmente ciò che sto trovando utile in questa fase sono due elementi: le relazioni e la routine. Si tratta di due cardini attorno ai quali costruisco le mie giornate.

Per relazioni penso soprattutto all’ambito professionale, almeno in questo contesto. In un momento in cui l’ambiente intorno a noi è in continuo mutamento e sembra difficile trovare dei punti stabili a me aiuta aprirmi a nuove relazioni e conoscenze anche di ambito molto diversi dal mio. Come per l’emergenza sanitaria ci stiamo continuando a dire che ne usciremo solo se uniti, applico la stessa logica per quanto riguarda la mia professione. Inoltre mi rivolgo con piacere a professionisti di discipline altre dalla psicologia proprio per favorire una maggior contaminazione. Questo perché credo che essendo una situazione totalmente nuova la possiamo affrontare con paradigmi diversi da quelli precedenti e per trovarne di nuovi può servire dialogare con mondi diversi dal nostro.

Per routine invece intendo una serie di pratiche che ho inserito nella mia quotidianità al fine di mantenere la mia attenzione sulla praticità del presente. Adam Alter, psicologo e professore alla New York University’s Stern School of Business, propone una tecnica presa dal libro “ How to Fail at Almost Everything and Still Win Big” di

Scott Adams

. Alter suggerisce di sostituire obiettivi quantitativi (scriverò 1.000 parole del mio romanzo al giorno. Corro 1 km più avanti ogni settimana) con sistemi qualitativi, come scrivere ogni mattina senza parola target, o correre in un nuovo ambiente ogni settimana, che ti nutre psicologicamente e ti ricompensano in modo indipendente ogni volta che lo fai.


Stare nel qui ed ora - Davide

Una delle difficoltà maggiori, in situazioni di incertezza, è saper rimanere nel qui ed ora, affrontando le situazioni con la dovuta creatività ed elasticità. Ciò, pur mantenendo ben in mente il proprio obiettivo a lungo termine (mission). Abbiamo menzionato la metafora della barca a vela: la mia mission è la boa da raggiungere quello è il mio obiettivo a lungo termine, e devo tenerlo costantemente in mente. Allo stesso modo, però, per raggiungere quell’obiettivo esistono molti percorsi diversi: saper stare nel qui ed ora significa cogliere vincoli e opportunità che onde, vento e correnti mi portano per muovermi in maniera coerente con essi e raggiungere la boa nella maniera più efficace ed efficiente possibile. Fuori di metafora: saper leggere rapidamente eventuali cambiamenti della situazione intorno a me, in questo caso legati al covid, e modificare la mia offerta, o il modo in cui la propongo, o i canali attraverso i quali mi muovo, per raggiungere il mio obiettivo professionale. Significa anche imparare a comprendere cosa dipende e su cui quindi posso intervenire, ad esempio lavorando di più, e cosa invece non dipende da me e diventa un vincolo intorno al quale devo sapermi muovere. Ad esempio, adattando la mia strategia commerciale, o le mie azioni di business development, in maniera che siano più funzionali alla nuova situazione che si è venuta a creare. O, in alcuni casi, riconoscendo che devo solamente attendere con pazienza.

Stare nel qui ed ora è importante anche per contenere un fenomeno molto normale nelle situazioni di incertezza: la ruminazione mentale. La ruminazione mentale consiste nel continuare a ripensare a scenari futuri in maniera incontrollata e incontrollabile, solitamente con pensieri che vanno a concentrarsi sugli scenari peggiori e che, nelle peggiori delle situazioni, si presentano anche di notte tenendoci svegli. Ciò comporta un circolo vizioso di ansia che, inevitabilmente, impatta sulla nostra performance, portandoci verso la destra della curva di efficacia personale e, quindi, lontani dalle nostre migliori performance - migliori performance che, invece, sarebbero esattamente ciò di cui più avremmo bisogno in periodi di incertezza.

Uno strumento estremamente efficace per calarci con efficacia nel presente è la mindfulness, una forma di meditazione che si fonda proprio su un addestramento a vivere il momento con accettazione e senza ansia.

Praticando meditazione da diversi anni, ho proposto un webinar gratuito (perché fare l’insegnante di meditazione non è il mio mestiere) per chi fosse interessata/o a sperimentare questo strumento. Ho già raccolto alcune adesioni, se ci fossero altre persone interessate mi scrivano a

davide.motta@dlm-partners.eu

. Entro l’inizio della settimana prossima manderò a tutte/i coloro che mi avranno contattato delle proposte di date.


Micro obiettivi e spostamento dell’attenzione - Chiara

Essere in un momento di incertezza, è come essere in una barca in mezzo al mare in tempesta: navighiamo a vista e, anche se la barra è tenuta ben salda sulla direzione, non abbiamo una via definita per arrivarci.

In questo contesto, abbiamo bisogno di porci degli obiettivi qualitativi e raggiungibili. Dei micro obiettivi che ci riguardino sia al livello professionale che individuale.

Dirci ora che staremo meglio quando avremo raggiunto un grande obiettivo (partire per le vacanze, ritornare in studio), amplifica l’incertezza, in quanto ci mette in una posizione di attesa riguardo a qualcosa di lontano e totalmente fuori dal nostro controllo.

Il suggerimento è, quindi, di stabilire dei micro obiettivi, quanto più possibile legati alla nostra diretta sfera di influenza, che ci permettano di fare un assessment rapido di dove siamo e cosa possiamo proattivamente fare.

In questo modo ci potremo raggiungere delle “quick win” che ci aiuteranno a mantenere un’attitudine proattiva e a farci sentire efficaci anche quando “navighiamo a vista”.

Un’altra strategia che ci può venire in aiuto è lo spostamento dell’attenzione dagli aspetti privativi a quello accrescitivi che viviamo ogni giorno.

Una tecnica potrebbe essere focalizzare l’attenzione, a fine giornata, su due o tre momenti soddisfacenti che si sono verificati. Tra gli eventi soddisfacenti, non dimentichiamo di considerare i momenti di difficoltà che siamo riusciti a superare, le soluzioni che abbiamo trovato ad un problema. Questo ci permetterà di allenare il nostro cervello ad osservare quanto di costruttivo ancora accade nelle nostre giornate, ad identificare con calma e lucidità e a “repertoriare” le strategie, talvolta impreviste, di gestione che stiamo mettendo in campo. Riflettere sugli elementi soddisfacenti della giornata, ci aiuterà anche a fare una ricognizione di quante risorse riusciamo a mettere in campo, aumentando la nostra consapevolezza.


Condivisione di un’esperienza come professionista - Caterina

Una parte importante della mia realtà professionale è l’attività didattica in Università. La scorsa settimana ho iniziato le lezioni del secondo semestre… in videoconferenza.

Ne ho approfittato per utilizzare l’esercizio di consapevolezza (presentato nel webinar del 27 marzo scorso) e mi sono chiesta:

  • come mi sentivo: pre-occupata, in ansia, dal punto di vista emotivo

  • cosa pensavo: mi sono pre-parata, adattando le modalità didattiche al medium tecnologico

  • cosa ho detto/fatto: ho chiarito il focus, con diverse implicazioni

Di fronte avevo tre classi: quelli del primo anno - mai incontrati prima-, quelli del secondo anno -che iniziavano un corso molto operativo di Metodi e Tecniche di ricerca- e quelli del terzo anno -con il mio corso preferito, Psicologia del Lavoro. Dunque i primi non mi conoscevano, quelli del secondo anno mi rivedevano ma con una modalità didattica decisamente diversa, quelli del terzo affrontavano per la terza volta un corso con me.

La modalità particolare con cui ho deciso di iniziare è stato parlare con loro della RELAZIONE, da costruire o ri-costruire insieme. Poi ho riempito di contenuti gli incontri, prestando estrema attenzione all’orologio e concedendo pausa ogni 30 minuti massimo, con una densità e rigidità notevole.

Poi, finite le lezioni, ho fatto un bel respiro e mi sono fermata strategicamente a riflettere su come è andata.

E ho capito che dietro a quello schermo c’ero sempre io; che quello che rimane, anche la tempesta, è l’essenziale. Ho ritrovato nel nuovo quello che sono, come professionista e come docente.

Ho riguardato e ripensato alla ‘tempesta’ che ho (ad oggi) superato, trovando nuove energie per proseguire in modo meno rigido e più efficace, più resiliente.